La casa in cui si vive rappresenta, per la maggior parte delle persone, un luogo di intimità che dà sicurezza alle nostre esistenze e soprattutto con l’avanzare dell’età occorre che questo luogo sia ben pensato, ovvero che non abbia barriere architettoniche o altri elementi che pregiudicano non solo la nostra vita pratica ma anche la relazione con gli altri.In questo convegno, ricchissimo di contributi, si è parlato proprio di questo, soprattutto in previsione di una fascia di persone sopra i 65 anni che caratterizza e caratterizzerà sempre più il nostro territorio.
“I nuovi anziani di oggi erano i giovani del ‘68 – ha spiegato Magda Babini vicepresidente di Auser Emilia Romagna nella relazione introduttiva – persone abituate a pensare a nuove soluzioni, anche per la casa, che deve essere un luogo che faciliti nuove relazioni. Purtroppo il patrimonio immobiliare in Italia ha bisogno di essere riqualificato di fronte a queste nuove esigenze che includono sia l’invecchiamento della popolazione che la sostenibilità ambientale di quanto si fa”.
Raffaele Donini, vice presidente della regione Emilia Romagna ha sottolineato proprio questi aspetti fornendo dati su quanto si è investito: “Nel bando sull’housing sociale del 2019 con 22 milioni di euro impegnati abbiamo premiato proprio quei progetti che non si limitavano a ristrutturare ma che avevano un’attenzione al contesto sociale e alla qualità di vita delle persone”.
Mentre Vittorio Gimigliano dirigente del comune di Reggio Emilia ha parlato delle sfide che l’amministrazione della sua città deve affrontare: “Occorre un’edilizia residenziale pubblica e sociale per le famiglie italiane e straniere a basso reddito, i giovani e gli operai che di fronte a una domanda alta si trovano delle offerte ridotte”.
Di nuove esperienze di cohousing ha raccontato anche Barbara Lepri di Legacoop Abitanti riferendosi in particolare a un gruppo di donne che hanno deciso, supportate dalla cooperativa sociale Andria, di andare ad abitare assieme. “Un altro caso di nuove forme di abitare è rappresentato a Bologna dall’intervento Igeia – dice Barbara Lepri – che ha costruito 80 alloggi dotati di tecnologie a servizio di anziani e persone con disabilità e ha progettato servizi come poliambulatori e asili nido e spazi per forme di aggregazione sociale”.
Il presidente dell’Acer (Azienda per la casa Emilia Romagna) Alessandro Alberani ha invece spiegato quali sono gli interventi che la sua organizzazione ha effettuato per l’abbattimento delle barriere architettoniche dicendo che: “Nell’ultimo anno nella sola Bologna sono stati istallati 12 nuovi ascensori”.
Abitare Solidale il noto progetto di cohousing promosso dall’Auser di Firenze e ormai diffuso in altre realtà come Bologna, Prato, Lucca e Livorno è stato invece raccontato da Renato Campinoti.
Viviana Brandan, Stefano Martinuzzi del CAAD (Centro Adattamento Ambiente Domestico) e Carlo Montanari del Centro regionali Ausili hanno parlato dal punto di vista tecnico, ma anche culturale, di cosa significa adattare le case per persone con necessità specifiche.
Due esperienze a Bologna di abitare sociale per persone con disabilità sono state l’oggetto dell’intervento di Alberto Manzoni dell’Aias.
“L’abitare è anche un cantiere culturale” – ha affermato Mirella Rossi dell’Auser di Ravenna e ha illustrato come funzionano tre esperienze di portierato sociale in tre insediamenti Acer nella sua città.
Infine sono state presentate due esperienze di cohousing private di Fidenza con l’intervento di Mauro Serventi (condominio solidale Ecosol) e a Bologna dove Giordana Alberti ha raccontato come 15 famiglie hanno deciso di aprire “Il Giardino dei Folli”.
L’audio integrale dell’incontro
Pingback: Barriere architettoniche e ascensori- riflessioni del 2020 – Auser Emilia Romagna