Fra gli anziani bolognesi a percepire come “problematico” e “molto fragile” il proprio stato di salute sono soprattutto gli ultraottantenni (47,3%) e gli anziani con un reddito mensile inferiore ai 1.000 euro (45%). È uno dei primi dati che emerge dall’indagine “La salute, come curarla”, condotta da Ires Cgil attraverso un questionario compilato da 12 mila iscritti allo Spi Cgil, il 4,6% della popolazione residente over 65 nella Città metropolitana. I risultati sono stati presentati il 14 febbraio alla Camera del lavoro di Bologna. I “grandi anziani” (over 80) risultano in condizione di maggiore vulnerabilità anche considerando alcuni dati oggettivi: 1 su 10 va dal medico di base almeno una volta alla settimana e più di 2 su 5 fanno accertamenti diagnostici più di una volta all’anno. Quattro pensionati su 5 soffrono almeno di una malattia cronica e per curarla la metà di essi si rivolge solo raramente a specialisti a pagamento.
“I nostri iscritti giudicano il servizio sanitario ancora di buona qualità, ma ci sono processi di miglioramento evidenti”, dichiara Valentino Minarelli. Il segretario generale Spi Cgil Bologna sottolinea che la spesa pubblica per questo settore è scesa al 6,5% del Pil, “livello limite per garantire un sistema sanitario universalistico efficace”. Il sindacato registra ritardi nell’innovazione, dovuti a investimenti insufficienti. Per esempio, nella costituzione delle Case dalla salute, che “devono essere un punto di riferimento per il cittadino, per farlo sentire preso in carico e accompagnato nel suo percorso”. Una “sfida”, dice Minarelli, laddove la popolazione invecchia a ritmi costanti, soprattutto nella fascia degli ultraottantenni, che inoltre vivono da soli nel 42,3% dei casi. “Un chiaro segnale di fragile equilibrio”, rileva la ricerca Ires.
Alla solitudine, si aggiunge il fattore del reddito. Oltre un terzo dichiara di vivere con meno di 1.000 euro al mese; si sale al 48,5% per i grandi anziani e al 51% per le donne. La disponibilità economica rischia di pesare se, per accorciare i tempi di attesa, ci si deve rivolgere alla sanità privata o spostare fuori dal proprio Distretto sanitario. Nell’indagine Ires, fra gli over65 uno su 5 ha dichiarato di servirsi spesso di specialisti a pagamento, più gli under 80 che i grandi anziani. Chi non lo fa, dichiara che principalmente è perché non può permetterselo. “È un problema di indirizzi”, fa notare il numero uno di Spi Bologna, “si è molto incentivata la spesa privata attraverso sgravi fiscali incauti e questo penalizza il pubblico, oltre a far crescere le disparità sul diritto alla salute”.
A fare le visite, gli anziani vanno soprattutto con mezzo privato da soli (45,7%) o accompagnati da familiari e amici (28,6%). Nell’ultimo anno la maggioranza (83,2%) ha fatto sia accertamenti diagnostici di base, come gli esami del sangue, che visite specialistiche. Per le visite di base il 93% è rimasto vicino a casa; mentre per quelle specialistiche l’83% si è spostato fuori distretto. Quello in cui si registrano più spostamenti (22%) è Pianura Est, mentre Città di Bologna ha la percentuale più bassa (7%). Anche se, in base al monitoraggio voluto dalla Regione Emilia-Romagna, i tempi di attesa rispettano gli standard fissati (30 giorni per le prime visite e 60 per quasi tutti gli esami strumentali), l’attesa, per persone in condizioni di salute precaria come sono soprattutto gli over 85, genera ansia e timore. “Siamo per mantenere il sistema sanitario universalistico – afferma Minarelli – quello privato deve essere davvero un’integrazione, per esempio l’assistenza al domicilio per gli anziani non autosufficienti deve essere garantita dal pubblico, anche se è vero che non si può arrivare alla badante per tutti”.
Oltre la metà dei pensionati si dichiara molto soddisfatta degli orari di ricevimento del medico di base (53,4%), solo in parte soddisfatti il 41,1%; del tutto insoddisfatti il 5,5%. Quando il medico di base non c’è, in caso di bisogno gli under80 preferiscono rivolgersi alla guardia medica; gli over80, invece, vanno al pronto soccorso, che garantisce un intervento plurispecialistico più rispondente alle loro necessità. Per farsi medicare, per iniezioni, misurazioni della pressione e altre prestazioni infermieristiche legate alle terapie, i pensionati si rivolgono prevalentemente ai poliambulatori e alle case della salute o a conoscenti (33,8 e 33,7%), meno alle farmacie (22,5%) e a professionisti privati (10%).
(Fonte: Redattoresociale.it, articolo di Benedetta Aledda)