Domenica 5 luglio alle 10 inaugura a Monghidoro il Museo dell’emigrante. Un luogo di incontro tra culture per ricordare che anche noi siamo stati un popolo di emigranti, conoscere le storie dolorose che ci sono dietro questo fenomeno e comprendere così anche la difficile realtà delle persone che oggi sono costrette a migrare nel nostro paese.
Sito nella frazione di Piamaggio (in via Provinciale 13), il piccolo Museo nasce grazie all’impegno dell’Auser locale, delle tante associazioni di volontariato del territorio e dell’amministrazione comunale, che ha messo a disposizione gli spazi.
“Monghidoro sin dai primi del novecento è sempre stato un paese di forte emigrazione stagionale – spiega la coordinatrice del gruppo Auser locale, Vittoria Comellini – Moltissimi monghidoresi si recavano infatti nella vicina Toscana per fare i carbonai, o addirittura in Germania, Francia e Belgio. Molti furono poi quelli che emigrarono in altri paesi europei negli anni del fascismo; e anche nel dopoguerra il fenomeno migratorio è proseguito, soprattutto verso il Belgio dove molti italiani andavano a lavorare nelle miniere di carbone”.
Un fenomeno, dunque, vasto e duraturo, che negli anni è proseguito e si è ampliato a seguito del ricongiungimento di molte famiglie, tant’è che nel 1991 il comune di Monghidoro si è gemellato con la piccola cittadina di Rebecq, vicino a Bruxelles, dove oggi vivono moltissimi monghidoresi.
“Per conservare testimonianza di questo fenomeno ho raccolto negli anni molti oggetti dei nostri concittadini emigrati in Belgio e in altre parti del mondo, nonché documenti, interviste, libri e altro materiale sull’emigrazione – spiega Vittoria Comellini – Grazie al prezioso supporto del Comune e delle altre associazioni del territorio tutto questo materiale potrà confluire nel Centro di documentazione e nel Museo dell’emigrante e diventare così patrimonio condiviso, a disposizione delle scolaresche e di tutti i cittadini che vorranno consultarlo”.
Ma non c’è solo questo. Monghidoro è infatti uno dei comuni del bolognese con la più alta presenza di cittadini stranieri, che rappresentano oggi il 10% della popolazione e provengono da ben 24 diversi paesi. E proprio a loro sarà dedicata una parte del Museo, che ospiterà oggetti appartenenti alle diverse culture e tradizioni.
“Il Museo, oltre a un luogo di conoscenza e documentazione, vuole essere anche e soprattutto un punto di scambio, conoscenza reciproca e incontro tra culture e generazioni – conclude Vittoria Comellini – L’obiettivo è infatti promuovere una riflessione sui migranti di ieri e di oggi e offrire la possibilità ai giovani e ai cittadini di origine straniera di conoscere meglio la storia e le tradizioni del nostro territorio. Il tutto incentivando, nel contempo, la popolazione più anziana a rafforzare affetti e amicizie e facilitare il passaggio di conoscenze, testimonianze, esperienze alle nuove generazioni”.