La sfida economica dell’invecchiamento della popolazione nel mondo post-Covid

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di Franco Chiarini e Silvia Giannini

La “sfida economica dell’invecchiamento della popolazione” (così si intitola uno dei capitoli del libro 2032: Idee per la longevità) è divenuta ancora più difficile e complessa dopo la pandemia Sars-CoV-2.

Le spese pubbliche e le altre forme di sostegno a famiglie e imprese che si sono rese necessarie per far fronte alle conseguenze sanitarie, sociali ed economiche dell’emergenza pandemica hanno aumentato significativamente il disavanzo e il già elevato debito pubblico. Al contempo, la crisi pandemica ha reso ancora più evidenti le debolezze del nostro sistema di welfare, nel campo della sanità, dell’istruzione, dei servi sociali e assistenziali, aumentando le pressioni sulla spesa pubblica anche nel medio e lungo termine. Solo per fare qualche esempio, si pensi alle difficoltà emerse a seguito della necessità di mantenere il distanziamento fisico, che ha mandato in crisi, evidenziandone le fragilità, il ruolo di supplenza che molti “giovani anziani” svolgono nella custodia dei nipoti o nel supporto a familiari più anziani bisognosi di cura e assistenza o, ancora, si pensi alle difficoltà, sfociate persino in impedimento, durante il periodo di lockdown, per gli over 65,  di svolgere le molteplici attività di volontariato, complementari al welfare pubblico, in cui essi sono particolarmente attivi.

Anche la cd. Silver Economy ha profondamente risentito della pandemia. Alcuni settori, particolarmente vivaci, di questo mercato “senior” hanno subito una importante battuta d’arresto: è il caso, in particolare, di tutte le attività connesse al turismo, agli intrattenimenti culturali e del tempo libero (cinema, teatro, musei, ballo, etc.), mentre altri settori, soprattutto quelli legati alla salute, alla sicurezza, ai beni e servizi che possono essere fruiti anche “a distanza”, senza esposizione a rischi, sono fortemente aumentati. La drammatica esperienza pandemica ha fatto emergere nuovi bisogni e quindi nuove domande anche per quanto riguarda le esigenze abitative, di mobilità, di organizzazione della vita sociale e urbana.
Il picco dell’ondata pandemica è, per fortuna, nel nostro paese, ormai alle spalle, ma occorre ricordare che fino a quando non sarà disponibile, per l’intera popolazione, un vaccino efficace, il che richiede tempo, il rischio sanitario e di future ondate di contagio sarà ancora presente. Inoltre, occorre essere consapevoli che in futuro potranno esservi nuove epidemie (la loro frequenza è aumentata nel tempo) o altre calamità naturali, connesse ad esempio al cambiamento climatico, con impatti che sono in genere particolarmente gravi proprio sulle fasce più fragili della popolazione, tra cui quella anziana.  Dobbiamo quindi cogliere l’occasione di questa tragica esperienza per riflettere sui cambiamenti necessari e metterli in atto il più tempestivamente possibile. Pensare che tutto debba e possa tornare come prima sarebbe un grave errore.

Tra le maggiori opportunità, anche di sviluppo economico, vi sono senza dubbio le nuove tecnologie e su questo sarà necessario concentrare e potenziare gli interventi per garantire sia le adeguate infrastrutture, sia le competenze necessarie per rispondere ai nuovi bisogni del vasto e variegato pianeta degli over 65, garantendo al contempo che esso continui ad essere una componente attiva e imprescindibile dell’universo sociale. La connessione digitale e l’innovazione tecnologica potranno essere sempre più utili non solo nel fornire e integrare servizi di cura e assistenza, o per rispondere a bisogni primari (quali, ad esempio, la spesa o i farmaci e i referti medici a domicilio) ma anche per evitare quell’isolamento sociale e culturale che purtroppo ha segnato, per gli anziani non dotati delle necessarie tecnologie e conoscenze, il lungo periodo di lockdown appena trascorso, con effetti devastanti anche sulla loro salute fisica e psichica. 

Più in generale, un uso intelligente delle nuove tecnologie, supportato da una progressiva e rapida estensione della banda larga, potrà evitare l’isolamento sociale, culturale ed economico di tutta la popolazione insediata nelle aree più marginali, le cosiddette aree interne, contrastando il processo di spopolamento e di invecchiamento che si protrae ormai da troppo tempo. Anche questa è un’occasione di ripensamento delle politiche che l’emergenza Covid ci sollecita e a cui non dobbiamo sottrarci.

(Bologna 15 giugno 2020)

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